“Putin conferma un detto antico: in guerra la verità è la prima vittima”, ha scritto Antonio Carioti sul Corriere.
Tra riscrittura della storia, propaganda e fake news, il Cremlino ha rinverdito la vocazione falsificatrice di cui Stalin fu il campione.
Nel suo primo lungo discorso alla nazione, Putin, riconoscendo l’indipendenza delle repubbliche del Donbass, ha riscritto la storia dell’Est Europa, negando l’esistenza dell’Ucraina se non all’interno della Russia (Micromega).
D’altronde, la strumentalizzazione della storia è alla base della ricostruzione dell’identità russa operata da Putin in seguito allo shock del crollo dell’Urss, spiega Maria Chiara Franceschelli, specializzata nello studio della società civile nell’Europa post-sovietica.
La strategia usata dal presidente russo negli ultimi vent’anni ha come pilastro l’uso decontestualizzato di avvenimenti storici, il revisionismo tout court e la rappresentazione in chiave nostalgica di un passato storico glorioso, fondamentale nel raccogliere la cittadinanza attorno a valori nazionalisti, patriottici e militari (Fatto Quotidiano).
Carro russo messo fuori uso dall’esercito ucraino a Mariupol, Ucraina
Come ha rilevato il Guardian con un fact-checking delle affermazioni di Putin e del suo ministro degli Esteri Lavrov, non c’è alcuna giustificazione valida all’invasione dell’Ucraina.
“Putin è prigioniero della mitologia popolare che ha inventato”, spiega il docente di Oxford Andrei Zorin.
“Negli ultimi anni si è trasformato in uno storico amatoriale, cominciando a scrivere saggi sul passato della Russia. Molti l’hanno considerata una bizzarria, invece era un modo per creare consenso e giustificare una guerra immotivata”, dice (Corriere).
Lo scioglimento della ong Memorial Internazionale dimostra come lo Stato in Russia abbia ancora il monopolio della memoria e del passato (Huffington Post).
Come scrive Giorgio Cella, autore di “Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi”, dietro questa guerra c’è anche il desiderio personale di Putin di rivalersi per la deposizione del filorusso Yanukovich nel 2014, passando così alla storia come il presidente che riportò Kiev sotto il controllo di Mosca (La Stampa).