Indipendente, autonomo, intermittente, povero ed eminentemente individuale: queste le parole scelte da Roberto Ciccarelli per descrivere il lavoro contemporaneo, frutto di una società sostanzialmente individualistica, in cui non è semplice costruire reti e comunità tra soggetti differenti ed eterogenei. In questo scenario s’inserisce anche la crisi degli stati e dei sistemi di welfare tradizionali, cui è strettamente legata la riproposizione e la creazione di un nuovo mutualismo: «Tra la ritirata del welfare state e la nascita di nuove forme di mutualismo si può rintracciare un rapporto diretto. Questo vale non solo in Italia, ma anche in gran parte del mondo del capitalismo Occidentale. L’allungamento dell’età pensionabile, la precarizzazione del lavoro, la dissoluzione dello statuto dei lavori ha causato ha causato una perdita d’identità e la ricerca di nuove forme di identità, tanto nel lavoro salariato quanto e soprattutto nel cosiddetto “lavoro indipendente”. La mancanza di una tutela previdenziale, di una tutela contro la disoccupazione, di una tutela contro il “lavoro povero” – che in realtà è il nuovo presente in cui viviamo e vivremo per tutta la prossima generazione – ha spinto in maniera asintomatica verso la ricerca di nuove forme di autorganizzazione parasindacale e comunitaria».
Qual è il rapporto tra la “ritirata del welfare state” e la nascita delle nuove forme di mutualismo?
La creazione di sistemi di auto-organizzazione fra lavoratori autonomi ha anche un’altra causa rilevante e risiede nella crisi della rappresentanza del sindacato che non ha saputo farsi carico delle istanze dei lavoratori autonomi e freelance. In un mercato del lavoro che tende sempre più verso questi modelli, in luogo delle tradizionali forme del lavoro dipendente e subordinato, le relazioni che si stabiliscono tra le nuove forme cooperative e le sigle sindacali tradizionali, sono molto problematiche e prive di strumenti per immaginare nuove forme di rappresentanza per il lavoro contemporaneo.
Qual è il rapporto tra le storiche sigle sindacali e nuove forme di mutualismo?
Tutto questo favorisce il proliferare di esperienze di cooperazione tra lavoratori, autonome e auto-organizzate, nate nel solco del cosiddetto nuovo mutualismo. Tali sperimentazioni non sembrano però essere una novità assoluta dei nostri tempi. Questi modelli, infatti, per molti aspetti ricordano le forme mutualistiche già sperimentate dal movimento operaio europeo e statunitense dall’inizio dell’Ottocento fino alla sua conclusione e anzi ne costituiscono una riproposizione in chiave moderna.
Ci sono analogie tra il mutualismo operaio dell’800 e Il new mutualism?
Intervista a Roberto Ciccarelli realizzata da Spazio Lavoro, un progetto di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli