Non solo storia – Calendario Civile \ #28maggio 1961
“In questo mondo ripartito tra Stati nazionali un essere umano nella sua nudità, privo di un drappo che lo protegga, non conta nulla e in effetti rientra in quell’umanità superflua che si può semplicemente lasciar morire senza doverne neppure rispondere. Mai come ora un essere umano appare privo di diritti. Il caso di Giulio ci dice che ciò può avvenire anche a un cittadino”.
Con queste parole la filosofa Donatella Di Cesare, in un articolo del dicembre 2020, commentava il caso di Giulio Regeni.
In occasione del sessantesimo anniversario di Amnesty International le abbiamo chiesto di riflettere con noi sui diritti umani, nella loro presunta inalienabilità, l’operato degli Stati sovrani e le forme di mobilitazione che può mettere in campo la società civile.
Quando pensiamo alle violazioni dei diritti umani, pensiamo ai Paesi autoritari. In realtà il potere è più opaco e sembra che i meccanismi illiberali penetrino anche nei dispositivi governamentali e di controllo degli Stati democratici: quel che sulla carta viene ripudiato, riemerge poi nella forma di deroghe, eccezioni, anomalie? Come si iscrive la questione della tortura in tutto questo?
Come comportarsi di fronte a leggi ingiuste? “I cittadini” ci ricorda Di Cesare, “non sono sudditi e non possono accettare supinamente una legge che, prima dei limiti di costituzionalità, ha superato quelli di umanità (…). Dove la difesa dei diritti umani è considerata eversione, la democrazia rischia il tracollo”. Che posto occupa oggi la disobbedienza civile nelle dinamiche democratiche?