«Il vecchio emise un suono gracchiante di gioia. Gridò: “Qua ti volevo! Vuoi essere sicura che lo sgabello ci sia, anche se te lo ricordi bene. Ed è così per tutte le cose di questo mondo. La gente chiude gli occhi e non è più sicura di niente. Vuole tornare a vedere, prima di credere”».
Come nel bel racconto La tomba del tessitoredi Seumas O’Kelly [Quodlibet per l’edizione italiana], nei giorni – ancora incerti – di un mondo attraversato dalla pandemia, le persone hanno bisogno – per tornare a credere appunto – di vedere tentativi di risposta, l’esempio concreto di un’alternativa possibile.
Nel corso del 2021, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli parte proprio alla ricerca di quelle azioni e di quelle iniziative che i diversi attori (dai cittadini alle istituzioni, dalle imprese alle organizzazioni) potrebbero intraprendere per garantire un futuro migliore in termini di interesse collettivo, inclusione sociale, costruzione di nuove relazioni di comunità e sviluppo sostenibile, per scongiurare i rischi che corre la nostra società in riferimento alle lacerazioni, alle fratture più rilevanti e alle fragilità che il combinato della crisi sociale, economica e ambientale determina nelle vite dei cittadini di tutto il mondo.
In questa cornice d’impegno, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli guarda anche alla Storia, agli insegnamenti degli avvenimenti di ieri, non per cercare nostalgicamente i riflessi di un tempo migliore, bensì per cogliere le lunghe radici di fenomeni che scuotono l’attualità, ma hanno una traiettoria di lungo periodo, e chiedono dunque una risposta che non sia contingente e transitoria, ma capace di incidere sui nessi strutturali da cui generano.
Il Calendario Civile di Fondazione Feltrinelli si muove in questa direzione. La storia contemporanea come storia di uomini e donne che hanno saputo dare un esempio di partecipazione, spargere un anelito di libertà, condividere l’amore per la verità. O che hanno saputo schierarsi contro il conformismo del potere, contro l’omologazione del pensiero, contro i condizionamenti dei propri limiti fisici o sociali. Persone che hanno avuto il coraggio di attivarsi come presupposto di ogni insorgenza, di ogni passo compiuto per trasformare il presente, per immaginare un nuovo futuro. Date inquiete, talvolta dimenticate, che illuminano alcuni grossi quesiti dell’oggi.
Sono soprattutto tre le date che, nel corso di “Sarabanda 2021” (la nuova stagione di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), porteremo all’attenzione delle nostre comunità, nelle rispettive città: il 24 aprile il centenario della “Domenica di sangue” di Bolzano; il 20 luglio il ventennale delle manifestazioni contro il G8 di Genova, l’8 agosto il trentesimo anniversario dell’arrivo al porto di Bari di una nave stracolma di cittadini albanesi.
Tre date il cui filo rosso richiama l’importanza della contaminazione (capacità di contaminare, ma anche di farsi contaminare) come fattore di progresso. L’occasione, ancora inquieta, di pensare a un nuovo patto sociale – per una cittadinanza più inclusiva – laddove le diversità devono convivere in uno spazio stretto, tornando su una data tragicamente segnata dalle violenze fasciste contro la comunità tirolese, il giorno dell’apertura della “Fiera di primavera” nel 1921. L’occasione, nel 2001, di un grande raduno internazionale di proposte volte a mitigare le scorribande del capitalismo finanziario, portando sul palcoscenico la contaminazione di altre comunità e di altre culture, per la creazione di nuove economie più sostenibili e socialmente più giuste (le economie comunitarie dei popoli indigeni, il terzo settore e il no-profit, la Tobin-Tax per finanziare trasferimenti solidali fra i paesi…). Il trentennale di un avvenimento storico del 1991 che ha cambiato per sempre la natura intima di un popolo, quello italiano, che improvvisamente ha scoperto di vivere in un paese di immigrazione, dopo essere stato a lungo un mero luogo di partenze, e si è attivato – di nuovo, accettando di farsi contaminare – per provare a inserire quegli inaspettati ospiti in economie di prossimità, reti di solidarietà, progetti di futuro.
È questo lo spirito che ci anima e di cui partiamo alla ricerca. Per fare la nostra piccola parte nella costruzione di un ponte fra le singole voci (anche in dissenso fra loro), fra le molte realtà che – qui vicino o anche molto lontano – chiedono di partecipare al cambiamento del mondo, e hanno qualcosa da dire sul come farlo e perché.