Tomás Maldonado\ Biografia

Tomás Maldonado Bayley, artista, teorico del design e accademico italo-argentino, nasce il 25 aprile 1922 a Buenos Aires, da Ramon Tomás Maldonado Ortiz, chimico di origini spagnole, e da Margarita Elisa Bayley Bustamente, attrice di teatro irlandese. È il secondo di tre fratelli: il poeta Edgar Bayley e il neurobiologo Héctor.

 

 

Nel 1939 si iscrive alla Escuela Nacional de Bellas Artes “Manuel Belgrano”, dove inizia la sua formazione artistica. Il dialogo con artisti e intellettuali europei, rifugiatisi in Argentina per scappare da persecuzioni e guerra, lo avvicina alle correnti astrattiste-geometriche delle avanguardie storiche e lo conduce su posizioni in aperto contrasto con l’Accademia, che abbandona nel 1942.

Nel 1944 contribuisce alla fondazione di «Arturo», prima rivista sudamericana dedicata alle avanguardie astratte. Il 19 settembre 1945 annuncia sul giornale di partito “Orientación” di essersi iscritto al Partido Comunista de la Argentina (PCA). Nel novembre successivo fonda l’Asociación Arte Concreto-Invención (AACI), movimento artistico d’avanguardia che propone un radicale programma estetico-politico di stampo marxista.

Nel 1948 viaggia in Europa, dove incontra – tra gli altri – Antonio Banfi, Elio Vittorini, Max Huber, Max Bill, Paul Éluard, Louis Aragon, Georges Vantongerloo.
Tornato in Argentina, si fa portavoce delle critiche che Vittorini rivolgeva al partito sul ruolo degli intellettuali nell’attività politica, cosa che gli costerà lespulsione dal PCA.

Contemporaneamente inizia ad interessarsi di design e architettura e, pur continuando la sua attività artistica, si impegna nell’organizzazione di mostre e impaginazione di brochure e riviste.
Questi nuovi interessi si concretizzano nel 1951 con la fondazione della rivista «nueva visión» e successivamente nel 1954, quando accetta l’invito di Max Bill di prendere parte al corpo docenti della Scuola di Ulm, istituto tedesco dedicato alla formazione nel campo della progettazione.

Nei circa tredici anni della sua permanenza in Germania, Maldonado si afferma – secondo la definizione di Ralf Dahrendorf – come “il teorico dei principi fondamentali” della Scuola e riveste importanti ruoli istituzionali e didattici: dapprima membro del Rettorato collegiale (1956-1960), è stato Vicerettore (1962-1964) e infine Rettore (1964-1966); insegna Introduzione visiva, Semiotica e Teoria del design.

Negli anni ‘50-’60, oltre all’insegnamento e alla ricerca, si dedica a una vasta attività conferenziale, che lo conduce presto a diventare uno dei protagonisti del dibattito internazionale sul disegno industriale. La sua definizione di «disegno industriale», proposta al Congresso dell’ICSID (International Council of Societies of Industrial Design) di Venezia del 1961, verrà poi adottata ufficialmente. Impegno che si coronerà con l’elezione a Presidente del Comitato Esecutivo dell’ICSID (‘67-‘69).

Nella seconda metà degli anni ‘60, si intensificano i suoi rapporti con gli Stati Uniti: è Visiting Senior Professor del Council of Humanities dell’Università di Princeton e della Graham Foundation (‘66-‘67) e Visiting Professor alla School of Architecture dell’Università di Princeton (‘67-‘68; ‘69-‘70). Da quel momento, contribuisce alla nascita di Università del design sul modello ulmiano in Sudamerica, India e Giappone.

Nel 1967 si trasferisce definitivamente a Milano. In Italia, si dedica soprattutto all’insegnamento, al confronto accademico, alla ricerca teorica e a un’intensa produzione saggistica, senza tralasciare l’attività di consulenza progettuale, di cui la più nota è certamente quella per l’immagine coordinate de “la Rinascente”.

 

 

Nel 1970 pubblica il suo primo libro, La speranza progettuale. Ambiente e società, uno dei primi libri in Europa a trattare della questione ambientale. L’originale riflessione di Maldonado ha fatto de La speranza progettuale un vero e proprio “long seller”, che, oltre ad avere diverse edizioni e ristampe italiane, è stato tradotto in inglese, spagnolo, francese e tedesco. L’ultima edizione italiana (2022) è della casa editrice Feltrinelli, a cura di Raimonda Riccini e Medardo Chiapponi.

Dal 1976 al 1984, insegna al DAMS di Bologna, neonato corso di laurea della “Facoltà di Lettere e Filosofia” dove tiene i corsi di “Disegno industriale” e di “Progettazione ambientale” (ambito disciplinare da lui introdotto nell’università italiana). Dal 1977 al 1981 dirige la storica rivista «Casabella», con una direzione innovativa organizzata intorno a numeri monografici, che si concentrano attorno a precise tematiche o questioni di grande interesse per il dibattito pubblico (università, sport, questione femminile, per fare degli esempi).

Nel 1977 si iscrive al Partito Comunista Italiano e nel giugno 1980 viene eletto consigliere comunale di Bologna con la lista civica indipendente “Due Torri”. La sua attività politica si sviluppa in interventi congressuali, proposte concrete e partecipazione ai dibattiti pubblici. Maldonado si impegna in particolar modo nella riforma universitaria degli anni ‘70, con proposte e riflessioni che trovano posto in articoli e saggi. Durante questo periodo è scelto inoltre come membro della commissione di esperti per la ristrutturazione della Stazione di Bologna, nata dopo la strage dell’agosto 1980.

L’impegno politico si riflette però anche nella sua attività teorica. Nel 1976 pubblica il saggio Disegno industriale: un riesame (nato come voce per l’Enciclopedia del Novecento della Treccani), una breve storia delle tappe fondamentale dello sviluppo del disegno industriale; nel 1979 cura il volume Tecnica e cultura, una raccolta di testi “non esauriente” che riflette il fondamentale dibattito sulla civiltà tecnica svoltosi in Germania tra il 1871 e il 1933; nel 1983 scrive Sul progetto, introduzione alla traduzione italiana di Essay upon Projects (1697) di Daniel Defoe, dove – seguendo il suggerimento dell’autore del libro – Maldonado apre a quella prospettiva che tiene insieme “moderno”, “progetto”, “scienza”, “industria” e società”.

Una prospettiva sinottica e innovativa che ha condotto Maldonado a essere riconosciuto come una pietra miliare della “cultura del progetto”. Insofferente alle polemiche e alle riflessioni sulla postmodernità, Maldonado elabora quindi una rinnovata e critica idea di modernità che si esprime chiaramente nel libro Il futuro della modernità (1987), in cui il dibattito pubblico e filosofico viene rielaborato attraverso questioni materiali quali l’ambiente e la qualità della vita, l’idea di comfort, l’emergenza energetica.

Nel 1984 Maldonado trasferisce la sua cattedra di “Progettazione ambientale” alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Qui svolge un ruolo cruciale nell’attivazione – nel 1990 – del primo Dottorato di ricerca in Disegno industriale. Sempre presso il Politecnico di Milano promuove la fondazione del primo Corso di Laurea in Disegno industriale in una università pubblica italiana (1993-1994).

A partire dagli anni ‘90, Maldonado – come lui stesso scrive – “diventa più filosofico” e si dedica teoricamente alla stesura della sua trilogia (Reale e virtuale, 1992; Critica della ragione informatica, 1997; Memoria e conoscenza, 2005) sull’impatto sociale, politico e culturale delle tecnologie digitali, anticipando molti dei temi del dibattito contemporaneo.

Agli inizi del nuovo millennio ritorna alla produzione artistica, rinnovando il discorso sull’arte concreta, che aveva abbandonato nel 1954. Nel 2007 il Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires gli dedica una mostra sull’intera sua attività di artista e designer, che nel 2009 viene ripresa, e integrata con materiali del periodo italiano, dalla Triennale di Milano.

Sposatosi con Inge Feltrinelli, alla quale era legato sentimentalmente da molti anni, a due mesi dalla scomparsa di quest’ultima Tomás Maldonado si è spento a Milano il 26 novembre 2018.


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