Luciano Barca nasce il 21 novembre 1920 a Roma, primogenito di Carlo Barca e Annita Agostinelli, entrambi di religione anglicana protestante, vicini al movimento mazziniano “Pensiero e Azione”.
Nel 1932 la famiglia si converte al cattolicesimo, e all’età di dodici anni Barca viene battezzato, fatto che determina una svolta decisiva nella sua educazione e formazione: da questo momento, infatti, inizia un periodo di militanza nei ranghi dell’Azione Cattolica.
Frequenta, a Roma, il liceo Classico Giulio Cesare, per poi proseguire gli studi nella facoltà di Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza, contesto in cui può seguire gli insegnamenti del professore Guglielmo Masci, un incontro fondante per la sua inclinazione allo studio della teoria economica. Negli anni universitari Barca matura la sua adesione all’antifascismo distinguendosi, già nel 1939, all’età di diciannove anni, con una netta presa di posizione nell’organizzare una manifestazione contro il nazismo nell’aula magna dell’Università.
Chiamato alle armi il 10 luglio 1940, è inviato a Livorno al corso preliminare navale per Ufficiali di Stato Maggiore e nel 1941 viene mandato di stanza nella stazione sommergibili di Augusta. Nei giorni di incertezza e spaesamento che seguono all’armistizio dell’8 settembre si trova ad Ajaccio a bordo di un sommergibile della prima guerra mondiale. Qui, il 12 settembre 1943, viene coinvolto nello scontro con una motosilurante tedesca, occasione in cui, dopo essersi ammutinato, prende il comando del mezzo, riesce a evitare che il sommergibile venga consegnato ai tedeschi ed entra a far parte del gruppo sommergibili inglese Midway II.
Nella primavera 1945 si impegna attivamente nella Resistenza: già iscritto al Movimento dei Cattolici Comunisti (successivamente rinominato “Partito della Sinistra Cristiana”) viene inviato a Torino da Franco Rodano dove aderisce al Movimento dei Lavoratori cristiani, di cui si assume la rappresentanza per il Comitato di liberazione nazionale del Piemonte, entrando in contatto con gli ambienti del Partito d’Azione.
Nel novembre 1945, in seguito allo scioglimento del Partito della Sinistra Cristiana, si iscrive al Partito Comunista Italiano, intraprendendo una lunga collaborazione con «l’Unità»: prima nella redazione romana, dove nel gennaio 1946 assume il ruolo di redattore economico, e in un secondo momento a Milano, dove a partire dal 1950 svolge il ruolo di redattore capo; nel 1953, infine, viene messo a capo dell’edizione cittadina di Torino, dove rimane sino alla chiusura di questa redazione locale, avvenuta nel 1957.
Negli anni di lavoro presso la sede romana rafforza i contatti con il gruppo della casa editrice Einaudi, fiancheggiando Italo Calvino in un’iniziativa contro l’eccessivo peso assunto dalla redazione romana de «l’Unità» nel campo della cultura italiana, in particolare esprimendo posizioni divergenti rispetto ad alcune letture economiche e sindacali proposte dal quotidiano romano.
Nel 1956, in occasione dell’VIII Congresso Nazionale del Pci, entra a far parte del Comitato Centrale del partito.
Nel marzo 1960 viene eletto membro dell’ufficio di Segreteria, incarico che manterrà sino al X Congresso Nazionale (1962). Nel 1961 viene eletto per la prima volta Deputato; in seguito, abbandona la Segreteria e assume l’incarico di responsabile della Commissione lavoro di massa e si dedica alla gestione dei rapporti tra partito e sindacati in qualità di vicepresidente per le questioni economiche e sociali del gruppo comunista della Camera, presieduto da Pietro Ingrao, incarico che ricopre fino al gennaio del 1966 (XI Congresso Nazionale).
In questi anni, a fianco dell’attività interna al partito, continua a svolgere anche attività redazionali e di promozione degli studi economici e sociali: è infatti nominato vice responsabile della Commissione culturale del Pci e direttore della rivista «Politica ed economia».
Nel 1972 torna nell’apparato del Pci come responsabile della Commissione economica, in occasione del XIII Congresso Nazionale, che elegge Enrico Berlinguer Segretario del partito. Con quest’ultimo stringe una collaborazione di fiducia e di vicinanza sino al 1979, anno in cui viene incaricato della direzione del settimanale «Rinascita». Negli stessi anni si segnala come uno dei protagonisti dei governi di solidarietà nazionale, ricoprendo un delicato ruolo di mediatore tra Enrico Berlinguer e Aldo Moro.
A partire dall’aprile 1983 (XVI Congresso Nazionale), su sua esplicita richiesta, passa a dirigere la Sezione agraria del partito, posizione che ricopre fino al XVII Congresso Nazionale (1986), quando sceglie di abbandonare gli incarichi di partito per dedicarsi a tempo pieno all’attività di rappresentanza parlamentare nel ruolo di presidente della Commissione bicamerale per il Mezzogiorno. Dopo essere stato capolista delle Marche per sei legislature, nel 1987 lascia la Camera dei Deputati e siede al Senato della Repubblica per il Collegio di Melfi.
Giornalista di professione e appassionato studioso di economia, Barca ha dedicato le sue ricerche e le sue pubblicazioni all’analisi della teoria economica, mantenendo uno sguardo attento alle implicazioni politiche dei sistemi economici, naturale riflesso dei suoi cinquant’anni di appassionata militanza nel Pci, così come del suo inesausto impegno di parlamentare.
Tra le sue pubblicazioni degli anni Settanta e Ottanta segnaliamo “Dizionario di politica economica” (Editori Riuniti, 1974); la curatela, insieme a Franco Botta e Alberto Zevi, del volume “I comunisti e l’economia italiana 1944-1974. Antologia di scritti e documenti” (De Donato, 1975); il volume collettaneo, curato insieme a Guido Carandini, “La spesa pubblica in Italia” (Editori Riuniti, 1977); “Uscire da dove? La crisi del meccanismo unico” (Editori Riuniti, 1986); “Le classi intermedie. Bisogni, vizi e virtù” (Editori Riuniti, 1989).
Negli anni Novanta continua a dedicare le sue energie intellettuali alla ricerca di argomento economico. Nel 1990 fonda con Gaetano Arfè, Adalberto Minucci, Diego Novelli, Paolo Volponi e alcuni giovani studiosi il Centro di studi sociali ed economici Etica ed Economia, che dal 1992 pubblica la rivista “Menabò di Etica ed Economia“. Di questi anni sono le pubblicazioni “L’eresia di Berlinguer. Un programma fondamentale non scritto” (Edizioni Sisifo, 1992); “L’economia della corruzione” (con Sandro Trento, Laterza, 1994); “Da Smith con simpatia. Mercato, capitalismo, Stato sociale” (Editori Riuniti, 1997); “Del capitalismo e dell’arte di costruire ponti” (Donzelli, 2000); “La cittadinanza difficile. Diritti e welfare” (con Maurizio Franzini, Il Ponte, 2001). Nel 2005 pubblica con l’editore Rubbettino i tre volumi dei suoi diari, con il titolo “Cronache dall’interno del vertice del PCI“. Ricordiamo infine anche il volumetto “Buscando per mare con la Decima Mas” (Editori Riuniti, 2001), una preziosa testimonianza in forma diaristica degli anni del servizio militare, prestati da Barca per la Regia Marina, e della sua adesione alla Resistenza.
Luciano Barca muore a Roma il 7 novembre 2012.