Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro la crisi sociale ed economica prodotta dalla pandemia potrebbe incrementare la disoccupazione nel mondo di quasi 25 milioni di persone che si sommeranno ai 188 milioni che già nel 2019 risultavano non occupati. Questa crisi ha colpito il mondo della produzione e del lavoro direttamente al cuore imponendo il forzato congelamento di molte attività. Ha contribuito all’aggravarsi delle disuguaglianze già presenti, ha mostrato la vulnerabilità del nostro modello di sviluppo, ha fatto affiorare fragilità diffuse in buona parte della società.
Guardando alle esperienze storiche ci chiediamo se è possibile ripensare in queste condizioni a un nuovo New Deal. Quale ruolo può avere il settore pubblico (dagli enti locali, allo Stato, all’Europa) nel promuovere politiche industriali capaci di garantire la ripresa, mettendo a frutto politiche di innovazione? Con quali strumenti dovrebbe agire lo Stato? La green economy e le economie trasformative possono rappresentare un vettore per uno sviluppo di tipo nuovo? Come tutelare e riportare al centro del dibattito pubblico il mondo del lavoro? Quali politiche sono preferibili per aggredire la disoccupazione? Come intervenire per far fronte alla sete di futuro di territori fragili? Come affrontare le disuguaglianze, a partire da quelle che colpiscono i più giovani e come possiamo ripensare gli interventi in campo educativo per offrire pari opportunità di sviluppo della persona a tutti? Come dobbiamo ripensare le politiche di welfare per garantire inclusione e coesione sociale?
Con il percorso di ricerca Agenda Open Lab Fondazione Giangiacomo Feltrinelli vuole mettere in rete esponenti dell’accademia, delle parti sociali e delle istituzioni per interrogarsi sulle vie d’uscita dalla crisi e per individuare le priorità di un’alternativa possibile e oggi più che mai necessaria.
Il percorso Agenda Open Lab – che ha visto il confronto continuativo tra stakeholder accademici, istituzionali, politici ed economici – è condensato in un Report che raccoglie gli esiti delle attività nazionali e internazionali di ricerca condotte dalla Fondazione nel triennio tra 2018 e 2020. Il documento di sintesi fotografa una lista di priorità e indica possibili traiettorie di soluzione e prospettive concrete di intervento.
Stato futuro. Un’agenda Alternativa
Sette priorità per un urgente cambio di traiettoria
Di seguito gli stream di ricerca e articoli di approfondimento di Agenda Open Lab
Workshop, articoli, approfondimenti
Memoria
Ricerca: La memoria contestata. Riferimenti identitari e progetto politico socialdemocratico negli spazi della crisi
Nell’ambito di Stagione Alternativa l’area di ricerca storica vuole fare luce sulle modalità secondo cui le crisi e i loro effetti strutturali esplodono in modo più virulento su alcune regioni, su alcuni territori, diventando in quei territori – nel vivo delle relazioni di quartiere e tra le persone – un veleno che inquina la vita di tutti i giorni, che fa emergere diffidenze e paura, violenza e razzismo, senso di abbandono e sfiducia nella società, nelle istituzioni, nella politica. Al contempo, quando le crisi investono i territori, le antiche identità, le rappresentanze, i vecchi riferimenti di luogo e anche quelli simbolici vengono contestati e si affermano nuovi attori e nuovi equilibri. A fronte delle crisi o dei grandi spostamenti di persone, infatti, le relazioni degli individui con i luoghi si complicano. I luoghi abituali, quelli della vita di tutti i giorni e anche quelli del potere e delle istituzioni diventano i simboli delle difficoltà, le quali a loro volta generano profonde rotture. Quando i movimenti, anche spontanei, iniziano a contestare l’esistente, spesso lo fanno a partire da piazze e luoghi che nelle città attivano un preciso percorso memoriale e identitario, e altrettanto spesso prendono simbolicamente di mira luoghi, monumenti e segni del passato che intendono contestare.
Gli impatti delle crisi e le ricadute sui territori indeboliscono dunque in maniera significativa i processi di intermediazione politica, affidati nel Novecento ai partiti di massa e alle organizzazioni ad essi legate. Al giorno d’oggi, proprio a causa della parcellizzazione della società e alla comparsa di nuovi impulsi e nuove istanze, dai territori affiorano nuove modalità di mediazione, spesso riconducibili alla ricerca di vecchi e nuovi bisogni, così come alla ricerca di vecchi e nuovi diritti.
Richiamando il concetto di “grande trasformazione”, vogliamo però individuare le scintille di una risposta possibile, di relazioni differenti, le molle di una attivazione individuale che sa farsi progetto di comunità, in alcuni casi addirittura progetto politico, esattamente come è accaduto al movimento operaio prima, alle socialdemocrazie poi nel corso di Otto e Novecento.
Si tratta dunque di affrontare due macro-questioni:
1. La capacità di trasformare le molle di attivazione individuale in un progetto di comunità, e ancor più in un progetto politico, richiamando l’esperienza offerta dalla storia del movimento operaio;
2. La capacità di interpretare i grandi nuclei di problema che le socialdemocrazie hanno affrontato in passato.
La ricerca sarà sviluppata principalmente lungo la scansione dei periodi storici segnati da:
— La crisi del 1873 e come influì sulle sorti del welfare state, sul primo patto sociale;
— La crisi del 1929 e la “grande trasformazione” delle istituzioni liberali che ne seguì;
— La crisi del 1973 e la grande trasformazione che ne seguì in termini di scenario, dislocazione industriale mondiale, conflitti, rottura del patto sociale alla base del secolo del “welfare”;
— La crisi del 2007-2008, la digitalizzazione, l’urbanizzazione crescente, la crisi europea.
DILEMMI
Da questa analisi di contesto generale discendono alcune contraddizioni, alcuni bivi, alcuni dilemmi di lungo periodo che ci chiamano alla necessità di provare a immaginare un trade-off, a prefigurare una soluzione che non può essere improvvisata e il cui esito positivo non è certo, non è minimamente scontato.
1. Industrializzazione vs. de-industrializzazione; accoglienza vs. protezione del lavoro; lavoro-sviluppo vs. salute-ambiente: l’analisi di contesto ci consegna alcuni “conflitti” che si pongono come vere e proprie alternative problematiche, di difficile composizione, dilemmi di lungo periodo che tengono in tensione il passato con il momento attuale: una loro soluzione è necessaria? e se è necessaria, è anche possibile?
2. Memoria contesa vs. costruzione dell’identità: in una fase di conflitti molteplici, di frammentazione sociale, di solitudini e rancori individuali, la contesa sulla “memoria collettiva” si inasprisce, e i tentativi di favorire consapevolezza storica e condivisione del “giudizio” sugli avvenimenti problematici del passato si scontrano con un rifiuto che spesso assume connotazioni disarmanti per il mondo della cultura e della politica, ma al contempo ne mostra tutti i limiti comunicativi, di metodo, di prospettiva.
3. Realismo vs. utopia (progetto politico): come fu per Bad Godesberg nell’esperienza della socialdemocrazia tedesca, o per il berlinguerismo nelle vicende del comunismo italiano, uno dei problemi che più sfidano i progetti politici è l’equilibrio fra idealità e radicalità dei contenuti e realizzabilità dei programmi. Anche oggi, la necessità di una comunicazione seria, e di programmi realizzabili, si scontra con l’evidenza di una presa significativa su larghi strati della popolazione da parte di linguaggi politici superficiali e avventuristici che veicolano contenuti talvolta anche irrealizzabili.
4. Ricomposizione politica vs. conservazione della radicalità del progetto (attori): come favorire il processo dal sé al noi, come favorire dunque una possibile ricomposizione politica fra soggetti, gruppi e associazioni molto diverse fra loro, ma che in potenza potrebbero condividere tentativi di risposta ai problemi dell’oggi, senza con questo, in nome del compromesso, svilire il contenuto radicale e ideale delle aspirazioni?
Memoria
Workshop e approfondimenti
Presto online il nuovo programma dei workshop.
Per scoprire di più su Agenda Open Lab consulta l’archivio dei workshop:
Frammentazione e individualizzazione sociale
/ Lunedì 14 ottobre 2019
Il workshop analizza il contesto dei processi di frammentazione e individualizzazione nelle situazioni di crisi, con i conflitti e le tensioni irrisolte che ne derivano in termini di disuguaglianze, povertà, marginalità, fragilità, solitudini.
Bad Godesberg. Quando siamo diventati riformisti
/ Mercoledì 13 novembre 2019
Approvato il 15 novembre 1959, il programma di Bad Godesberg rappresenta per antonomasia la capacità della Socialdemocrazia tedesca di adattarsi alle trasformazioni avvenute sul piano economico e nel quadro internazionale. Da partito anti-sistema, il cui fine ultimo era comunque di natura rivoluzionaria, la SPD si ripropose sulla scena come forza riformista che ambiva a governare la società. Ciò non voleva comunque dire rinunciare a proporre formule e programmi progressisti capaci di modificare lo status quo.
I grandi temi del passato, l’agenda socialdemocratica e gli stessi problemi per come si pongono oggi
/14 gennaio 2020
Si tratta, soprattutto, di recuperare (nella consapevolezza che lo scenario è profondamente mutato) allo studio e alla conoscenza le grandi questioni che nel passato sono state affrontate, che non sono state completamente risolte e che premono ancora con forza, e con effetti potenzialmente deflagranti, sul nostro tempo presente, soprattutto su temi centrali come la protezione del lavoro, il welfare, l’ambiente.
Dal sé al noi. La ricomposizione sociale e politica nel corso della prima grande trasformazione: quale ricomposizione nella seconda grande trasformazione?
/ Mercoledì 11 marzo 2020
Oggi, la militanza politica pare quasi un retaggio del passato, venuta meno a causa della dissoluzione del rapporto che univa rappresentanti e rappresentati. Nel corso del Novecento, invece, i partiti di massa, con i loro meccanismi interni e i loro funzionamenti, erano gli innegabili protagonisti della scena politica, mentre nella fase primordiale della società di massa le rivendicazioni politiche erano spesso portate avanti da singole personalità di rilievo.
Contemporaneità: Comunità
Ricerca: Una certa idea di comunità. Per un nuovo patto sociale
Alla luce delle trasformazioni intervenute nelle società occidentali sull’onda dell’impatto delle politiche neoliberali, la sfida è oggi quella di definire i contorni di una idea di comunità aperta, giusta, sostenibile e inclusiva capace di rappresentare un’alternativa realizzabile e concreta sia rispetto all’idea di comunità “minima” e individualizzata del pensiero unico, sia rispetto all’idea di comunità chiusa della versione più radicale sposata dal campo conservatore.
La prima urgenza riguarda il lavoro, visto nelle sue implicazioni più vive e politiche, al di fuori di ogni tecnicismo. Se l’orizzonte di garantire a tutti una piena occupazione all’epoca della rivoluzione 4.0 e delle economie di piattaforma si è dissolta, in una fase di transizione in cui si stanno generando e testando nuovi lavori e nuove forme di organizzazione, la prima urgenza da affrontare riguarda disoccupazione e inoccupazione, nell’ottica di promuovere strumenti e contesti multi-attoriali per entrare nel mercato del lavoro a condizioni economicamente, socialmente e psicologicamente sostenibili, soprattutto per i giovani e in Italia soprattutto al Sud. Un tempo i processi di emancipazione delle comunità umane erano pensati in stretta relazione con l’emancipazione dei lavoratori. Nelle condizioni attuali il lavoro può ancora rappresentare il centro del sistema di relazioni che configura la cittadinanza? Quanto vale il lavoro tra fenomeno dei working poor, precarietà dei contratti e tassazione?
In tema di welfare state oltre a un focus sulle vecchie e nuove povertà intendiamo affrontare diversi nodi che nelle loro reciproche relazioni prefigurano la necessità di adottare una visione complessiva che superi le misure emergenziali di breve periodo nell’affrontare le principali criticità che ci troviamo di fronte, in Italia e in Europa.
In particolare abbiamo la necessità di garantire misure che:
- Siano efficaci dal punto di vista dell’impatto e che siano nel contempo efficienti nel trovare un equilibrio tra spesa erogata e risultati ottenuti;
- Rispondano a profili di equità, cercando di commisurare l’universalità dei diritti con la necessità di rispondere a una profilazione efficace dei target in una società fluida e profondamente differenziata.
Si presenta con urgenza, al contempo, un tema più propriamente politico, legato al lavoro. La storia ci insegna infatti che qualsiasi progetto e proposta, qualsiasi agenda, non può trovare la forza di imporsi nel dibattito pubblico senza una spinta rivendicativa dal basso dei soggetti che in essa possono riconoscersi.
Da un lato questo ci consegna una sfida sui processi di costruzione identitaria di soggetti capaci di agire sulla scena politica e sociale che chiama in causa il tema della rappresentanza e re-intermediazione del conflitto, delle modalità in cui emerge e si esprime e del suo sbocco. Dall’altro ci mette nelle condizioni di far tesoro delle riflessioni svolte durante Stagione Capitale sulla trasformazione degli attori politici e sociali (tradizionali e non).
Nel contesto digitale, infatti, oltre al dibattito tra partito pesante e leggero, possono affacciarsi all’orizzonte altre possibilità e sfide. Processi di frammentazione, individualizzazione, nuove possibilità relazionali congiurano nel definire il campo da gioco nel quale può andare in scena la partita per la definizione di nuove coalizioni sociali capaci di essere piattaforme in grado di far convergere attori diversi: partiti, sindacati, movimenti, comitati, etc. Il partito-piattaforma può rispondere alla rilevante questione posta circa la possibile inadeguatezza strutturale dei partiti alla società liquida e postmoderna?
DILEMMI
Da questa analisi di contesto generale discendono alcune contraddizioni, alcuni bivi, alcuni dilemmi di lungo periodo che ci chiamano alla necessità di provare a immaginare un trade-off, a prefigurare una soluzione che non può essere improvvisata e il cui esito positivo non è certo, non è minimamente scontato.
1. Occupazione vs assistenza
Nel contesto della lunga crisi, a partire dai problemi sociali e politici posti dalla disgregazione del tessuto sociale, indagheremo le pratiche e le strategie di risposta e azione sociale diretta volta alla ricostruzione di legami per intervenire sulle dimensioni più acute dell’esclusione. In quali termini bisogna ripensare i perimetri della cittadinanza per non lasciare fuori dall’ombrello di protezione della comunità fasce di popolazione come lavoratori “deboli”, disoccupati, neet, migranti, etc. Il dilemma riguarda le strategie di inclusione, tra misure volte a garantire un’occupazione degna e tutelata e misure che producono politiche di assistenza volte a coprire a valle dalle piaghe più gravi della marginalità e delle disuguaglianze.
2. Equità vs efficacia
Quale welfare è ipotizzabile nell’epoca della globalizzazione dei mercati e della forbice tra risorse limitate e bisogni crescenti? E’ preferibile ripensare a come mettere in campo un nuovo welfare universale capace di coprire dai rischi e garantire diritti e garantire equità oppure, nel contesto della frammentazione e fluidità delle parabole lavorative è opportuno pensare a politiche sociali profilate per garantire opportunità di reinserimento nel mercato del lavoro e nella società attiva sulla base della necessità di varare politiche efficaci? Quale il ruolo del pubblico e quale il ruolo del privato in questo contesto?
3. Salario vs Reddito
Per ridare centralità e dignità al lavoro come potrebbe essere utile intervenire sulla dimensione salariale? Tramite politiche fiscali volte a sostenere il salario legato alla dimensione occupazionale o tramite l’erogazione di un reddito di cittadinanza, ed eventualmente di quale tipo?
4. Partiti tradizionali vs nuove forme di rappresentanza
Sul fronte degli attori e delle responsabilità pubbliche degli stessi, il soggetto che può impattare maggiormente sulla sfera pubblica per veicolare un’agenda progressista è ancora costituito dai partiti e dai tradizionali processi di rappresentanza o, invece, questo ruolo può e deve essere giocato dai movimenti e dalle forme di partecipazione legate anche a esperimenti di innovazione democratica? A quale livello si deve collocare la governance delle politiche sociali e del lavoro? A livello locale, a livello nazionale o a livello europeo?
Contemporaneità: Comunità
Workshop e approfondimenti
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Disuguaglianze e cittadinanza – INCONTRO COMUNITÀ DI PRATICHE
/ Martedì 12 o mercoledì 13 novembre 2019
Incontri con le comunità di pratiche pensati per confrontarsi e studiare forme di lotta alle disuguaglianze e alle vecchie e nuove povertà, di accoglienza e inserimento dei migranti e dei nuovi italiani e sul ripensamento del perimetro della cittadinanza in una società plurale e in trasformazione
3E per ripensare il welfare: efficacia, efficienza ed equità – WORKSHOP
/ Mercoledì 15 gennaio 2020
Workshop di ricerca per impostare le riflessioni sul ripensamento del sistema di welfare a causa della necessità di adottare una visione complessiva che superi le misure emergenziali di breve periodo nell’affrontare le principali criticità che ci troviamo di fronte, in Italia e in Europa.
Quanto vale il lavoro? Salari, redditi, politiche fiscali e previdenza – FOCUS
/ Martedì 18 febbraio 2020
Workshop di ricerca che affronta, a partire da dati quantitativi e in ottica comparativa sul piano europeo il tema delle politiche del lavoro a partire da alcune polarità divisive del dibattito pubblico quali l’alternativa tra salari e redditi (di cittadinanza e altro), che prende in carico la questione del peso della fiscalità sui redditi da lavoro e la sfida della previdenza per un nuovo patto sociale e generazionale.
Quando c’è la salute / 23 giugno 2020
In ottica comparata, come ha risposto il SSN alla sfida di COVID? Il sistema sanitario nazionale va ripensato, o i suoi presupposti sono ancora validi? Guardando alle risposte dei servizi sanitari regionali, quali sono stati i best performers? Cosa ha decretato il loro successo? La ripartizione di competenze tra Stato e regioni, come pensata dalla riforma del Titolo V, può ancora funzionare nel contesto corrente?
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Investimenti nell’emergenza e nel post-emergenza: attori, obiettivi e responsabilità
/ 29 giugno 2020
Il workshop è dedicato alla riflessione sul ruolo delle istituzioni pubbliche nella guida e nell’indirizzo di un nuovo progetto di sviluppo, con la partecipazione attiva di tutte le componenti della società, tanto nel processo decisionale quanto nella effettiva realizzazione e nell’assunzione di responsabilità. La recente iniziativa del Presidente del Consiglio, con il lancio degli “Stati generali dell’economia”, sembra confermare necessità e urgenza di questo passaggio. Ci si propone quindi di indagare sulle modalità e sugli obiettivi di investimento e di sviluppo, sul coinvolgimento degli attori, sull’agenda alternativa, e quindi ampliare lo sguardo in direzione di un nuovo patto sociale.
Prima il lavoro (sicuro!)
/ 8 luglio 2020
L’incontro mira a riflettere sulla risposta politica e sulle misure concrete che potrebbero essere implementate per far fronte ad alcune delle urgenze maggiori manifestate dalla crisi legata al Covid-19, in particolare l’impatto che questa sta avendo sul sempre più marcato dualismo del mercato del lavoro. L’obbiettivo è quello di tracciare i principi cardine sulla base dei quali è possibile pensare ad un nuovo patto, una nuova carta dei diritti fondamentali del mondo del lavoro che possa abbracciare anche i lavoratori atipici, i riders e i lavoratori di piattaforma.
Questo è il dilemma: garantire un reddito di cittadinanza o la piena occupazione?
/ 15 settembre 2020
Da un lato sistemi di welfare centrati sul cittadino-lavoratore si dimostrano sempre meno capaci di tutelare i segmenti periferici del mercato del lavoro, come i lavoratori atipici e informali. Questo ha portato molti a interrogarsi sulle opportunità di riconfigurare radicalmente i programmi di protezione sociale, ad esempio attraverso l’introduzione di un reddito di base universale e incondizionato.
Dall’altro la crescente disoccupazione, specialmente a livello giovanile, ha sdoganato nel dibattito pubblico l’opzione di politiche per l’occupazione che abbiano l’obiettivo di garantire un pieno impiego.
Quale prospettiva è più efficace? E’ possibile un un bilanciamento tra le due opzioni.
E tu, Stato? Ripensare le politiche per la ricerca scientifica e industriale
/ 22 settembre 2020
L’Italia è stata storicamente caratterizzata da una struttura industriale specializzata in settori tradizionali caratterizzati da processi innovativi informali e “low tech”. Come è possibile incentivare la nascita di industrie science-based nel nostro Paese? È sufficiente incoraggiare lo spontaneo processo di technology transfer dalle università alle imprese, o è necessario un ruolo diretto dello Stato?
Si fa presto a dire Europa
/ 20 ottobre 2020
In cosa consiste davvero la solidarietà UE? In che modo l’architettura UE (specialmente l’Unione Economica e Monetaria – UEM ) debba essere integrata con strumenti di solidarietà sovranazionale (EUBS, SURE, budget Eurozona…) per contenere le spinte disgregatrici del mercato? In che modo superare le divisioni tra stati per creare strumenti ridistributivi basati su Solidarietà UE?
Contemporaneità: Territori
Nella riproduzione delle disuguaglianze, l’origine sociale e geografica permane un fattore cruciale nel tracciare i percorsi di vita e opportunità di individui e comunità: sei dove sei nato, cresciuto, quale scuola hai frequentato. Le politiche di riequlibrio sembrano ancora riproporre modelli inefficaci inadatti a trattare le nuove configurazioni sociali e spaziali delle fragilità. Dati e rapporti evidenziano ripetutamente continui deficit del nostro Paese a livello di conoscenze e competenze possedute da giovani e adulti, ma anche in termini di profondi divari territoriali nell’offerta educativa, culturale, di servizi e di infrastrutture utili allo sviluppo del capitale umano. Si registrano squilibri troppo elevati negli apprendimenti di base fra le macro-aree del Paese (Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud e Isole), il cui peso va combinato con quello legato all’origine sociale che si pone ancora come fattore dirimente nella riproduzione delle disuguaglianze.
Iniquo dunque, ma anche fortemente diviso al suo interno. È questa l’immagine del territorio del nostro Paese in cui assistiamo alla coesistenza di aree dinamiche e fiorenti a fianco di zone in declino sul piano economico, sociale, culturale ed ambientale. Si tratta di territori dove si concentrano e verificano, alcune, o a volte tutte, condizioni di fragilità che inibiscono qualsiasi opportunità di capacitazione e prerogativa di sviluppo fondato sul capitale umano: esclusione sociale, marginalità spaziale, povertà educativa e culturale, inerzia della politica e rischio ambientale, solo per citarne alcune.
Se le competenze e le conoscenze acquisite, i talenti coltivati rappresentano da sempre una leva imprescindibile per promuovere progresso sociale ed economico e se nell’attuale epoca storica da dove vieni e dove cresci fa ancora la differenza nel tuo percorso di vita, la sfida che ci troviamo di fronte risiede nella necessità di approfondire e comprendere se e come sia possibile – cioè attraverso quali modelli e sperimentazioni in ambito educativo e territoriale – costruire opportunità culturali ed educative finalizzati alla capacitazione ed emancipazione degli individui.
Di fronte a questo scenario la ricerca Fragili. Abi(li)tare con cura intende giungere alla definizione di raccomandazioni, interventi e forme di governance che nel perseguimento di uno sviluppo territoriale siano capaci di porre attenzione alla costruzione di opportunità per i giovani, superando forme di povertà educative e di fragilità territoriali che ancora incidono sui loro percorsi di crescita.
DILEMMI
Da questa analisi di contesto generale discendono alcune contraddizioni, alcuni bivi, alcuni dilemmi di lungo periodo che ci chiamano alla necessità di provare a immaginare un trade-off, a prefigurare una soluzione che non può essere improvvisata e il cui esito positivo non è certo, non è minimamente scontato.
1. Efficienza vs equità
Politiche che tendono a massimizzare l’efficienza economica del paese non sono (necessariamente) politiche che mirano a garantire l’equità fra persone e fra territori. La politica sulle infrastrutture sembra eternamente compressa fra due orientamenti, quello delle grandi opere, e quello del rammendo. E un dilemma che si ripercuote particolarmente nelle politiche educative. Parlare di efficienza vuol dire massimizzare i risultati medi e di soglia minima, aggiornare il sistema educativo per rispondere in maniera virtuosa alla domanda di lavoro e agli impatti della rivoluzione digitale. Discutere di equità, invece, significa capire come massimizzare la giustizia sociale perché l’educazione possa tornare per tutti e in ogni luogo, ad essere un veicolo di mobilità sociale.
Quale urgenza aggredire? Come si concilia questo rapporto per non lasciare nessuno e nessun luogo indietro, contro la segregazione dei percorsi di vita, forme di povertà educative e di fragilità territoriali?
2. Autonomia vs accentramento
L’orizzonte perseguito da riforme nei campi più diversi, è stato prevalentemente quello del decentramento. Eppure non sempre i territori, sono capaci di gestire la propria autonomia, di individuare quelle risorse endogene (le tradizioni manifatturiere, la cultura istituzionale, il patrimonio locale…) capaci di indicare il percorso di sviluppo locale, non sempre sono capaci di offrire quelle prestazioni e quelle opportunità minime volte a garantire i diritti di cittadinanza di ciascuno. Ad esempio, in campo educativo l’autonomia rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per accrescere l’innovatività delle istituzioni formative, perché nella sua applicabilità ha evidenziato una serie di limiti di cui dobbiamo tenere conto per contrastare le differenze nei risultati in campo educativo e a live (si guardi ad esempio l’ultimo test Invalsi). Contano i contesti territoriali ma anche la diversa capacità di iniziativa degli attori coinvolti.
Come si invertono gli effetti distorsivi prodotti dall’assetto autonomistico? È una via praticabile? È possibile per tutti i territori? Oppure l’incentivazione dell’autonomia è una strada troppo rischiosa per la polarizzazione degli esiti e quindi è preferibile un ritorno a meccanismi riequilibrio decisi centralmente?
3. Sviluppo vs. Patrimonializzazione
Numerosi territori – aree interne, aree montane, mezzogiorno – si trovano ad un bivio: da un lato la possibilità di una resistenza se non un ritorno di attività produttive (agricole, industriali), dall’altra la possibilità, più redditizia nel breve termine, di diventare luoghi del turismo e dell’economia residenziale appoggiandosi sul patrimonio materiale ed immateriale ereditato.
Quale è il modello di sviluppo auspicato per questi territori in grado di garantire opportunità e sostenibilità a lungo termine?
Contemporaneità: Territori
Workshop e approfondimenti
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Fragilità: sfide, indicatori e dimensioni
/ Lunedì 14 ottobre 2019
Focus group per approfondire a livello quantitativo le forme di fragilità, marginalità e vulnerabilità che interessano le aree fragili del Paese.
— Con quale peso marginalità spaziale, disagio abitativo, povertà materiale e povertà educative in relazione all’offerta di servizi, di formazione e di esperienze, incidono sui percorsi di crescita degli individui e sul territorio di riferimento?
— Quanto e quali le fragilità incidono sul capitale umano e sul territorio? In che forma?
L’integrazione tra interventi educativi e territoriali per nuovi modelli di sviluppo
/ Martedì 14 gennaio 2020 – Napoli – Fondazione FOQUS
Workshop di ricerca che intende approfondire da un lato il livello di investimento sul capitale umano attuato dalle precedenti politiche di sviluppo territoriale, dall’altro in che modo le politiche educative siano riuscite o meno a promuovere lo sviluppo del capitale umano in relazione alle specificità territoriali.
Innovazione e sviluppo
/ 11 febbraio 2020
Workshop con comunità di pratica per approfondire pratiche che in contesti di apprendimento formale e informale promuovono innovazioni in campo educativo. Esperienze capaci di incidere, grazie anche alle opportunità offerte dal digitale, alla creazione di occasioni culturali, formative e professionalizzanti in contesti fragili, capaci di promuovere la costruzione di alleanze in grado di incidere sui problemi educativi e formativi del contesto di riferimento.
A Road to Europe | Educazione e democrazia: quale futuro per l’Europa?
/19 febbraio 2020
Le scelte educative non sono neutre, infatti contribuiscono a cambiare le vite delle persone e a costruire esperienze di vita e di formazione che impattano sul benessere e sullo sviluppo dei cittadini. Domandiamoci quindi quali politiche educative sono funzionali alla prosperità di un sistema democratico; quali valori, competenze, inclusione vogliamo per le nostre società? Occorre domandarsi che ruolo può avere l’educazione nel promuovere sostenibilità, democrazia e solidarietà e favorire l’acquisizione di competenze per la convivenza e per l’interpretazione positiva di nuovi modelli di vita.
Workshop: Territori che abilitano
/19 febbraio 2020
Workshop con esperti di sviluppo territoriale nei territori fragili che mira a definire modelli di sviluppo territoriale diversi da quelli implementati finora, e che pongono al centro dell’azione dei diversi soggetti coinvolti la questione del capitale umano.
— Come si costruisce un territorio che abilita? (infrastrutture, pratiche)
— Quali politiche di sviluppo territoriale pongono al centro il tema del capitale umano?
Workshop: Educazione, reti educanti e territorio
/19 febbraio 2020
Workshop con comunità di pratica per approfondire pratiche che in contesti di apprendimento formale e informale promuovono innovazioni in campo educativo. Esperienze capaci di incidere, grazie anche alle opportunità offerte dal digitale, alla creazione di occasioni culturali, formative e professionalizzanti in contesti fragili, capaci di promuovere la costruzione di alleanze in grado di incidere sui problemi educativi e formativi del contesto di riferimento.
Gli anti-fragili: modelli di governance per superare le fragilità
/ Lunedì 4 maggio 2020
Workshop di ricerca di sintesi con i principali profili delle communities coinvolte nei workshop di ricerca per costruire un manifesto di priorità e responsabilità da cui partire per promuovere il riscatto dei territori fragili e marginali.
Innovazione e sviluppo | Accelerazione digitale: quali competenze e device per il futuro della scuola?
/ 24 giugno 2020
Il lockdown delle scuole ha costretto insegnanti e studenti ad un improvviso cambio di routine. Gli equilibri tradizionali della didattica in presenza sono stati completamente sconvolti nella transizione alla didattica a distanza: lezioni online, aule virtuali, piattaforme digitali sono dovuti diventare, inevitabilmente e in breve tempo, parte della strumentazione didattica quotidiana.
Innovazione e sviluppo | Riapertura della scuola e scenari di innovazione
/ 8 luglio 2020
A quale idea di educazione guardare all’indomani dell’emergenza COVID-19? Quali strumenti, linguaggi e approcci utilizzare nei rapporti scolastici tra alunni e professori?
Risposta alla crisi
/ 22 luglio 2020
Cosa significa restituire centralità alla scuola e più in generale all’educazione nelle politiche di sviluppo territoriale? Come si porta l’educazione, la cultura e la conoscenza nei contesti che più di altri soffrono bassi tassi di partecipazione culturale, occasioni di socializzazione, aggregazione, formazione e professionalizzazione?
Territori che abilitano
/ Mercoledì 19 settembre 2020
Workshop con esperti di sviluppo territoriale nei territori fragili che mira a definire modelli di sviluppo territoriale diversi da quelli implementati finora, e che pongono al centro dell’azione dei diversi soggetti coinvolti la questione del capitale umano.
Sostenibilità
Ricerca: Economia sostenibile in società sostenibili
Il progetto di ricerca dell’area Globalizzazione e Sostenibilità per Stagione Alternativa si vuole concentrare sull’esplorazione di quegli elementi amministrativi, normativi, politici ed economici, che possono fornire spunti per un ripensamento dello sviluppo economico in chiave sostenibile.
A partire dall’analisi che la crisi sociale, economica e ambientale che stiamo affrontando (e che abbiamo condotto nella passata stagione) risulta evidente la necessità di un’espressione chiara di diritti e bisogni negati anche a causa di concezioni economiche, sociali e politiche che, pur dimostrate insostenibili, restano dominanti.
La crisi, con le sue molteplici connotazioni, ci offre un banco di prova per testare risposte multiple a problemi complessi, che necessitano la co-costruzione di nuovi strumenti (economici, sociali, normativi e politici), di nuovi patti e di nuove politiche strategiche. Una nuova agenda multilivello e multi-stakeholder, in grado di individuare chiare responsabilità, tempistiche certe e condivisione delle scelte tra partenariati e reti di reciproco vantaggio, nella consapevolezza che, oggi, si tratta di una strada urgente e obbligata.
Tenendo presente, peraltro, che la crisi ambientale è per sua natura globale, ma genera i maggiori danni in contesti di povertà e vulnerabilità, laddove non esistono risorse per mitigare gli squilibri, né per portarli all’attenzione dei policy-maker: così insiste sulle aree di marginalità che sono anche le più colpite dall’ampliarsi delle disuguaglianze, dalla riduzione dei servizi, della giustizia sociale, delle opportunità. Eppure, proprio in questa irreversibilità, vive forse la leva di una sua reversibilità.
Abbiamo infatti l’aspirazione di mettere imprese, territori e cittadini – come se possano essere gli uni “incubatori” degli altri – al centro della nostra analisi, promuovendo un’agenda di azioni concrete, ma anche profittevoli, che puntino ad un nuovo rilancio di un’economia capitalistica sostenibile, di un territorio inteso come incrocio di caratteristiche ecologiche, sociali, economiche, che interagiscono tra loro in maniera virtuosa – in quei territori che “ce la fanno”, o viziosa – là dove la marginalità prende il sopravvento. In questo senso, ad esempio, il cambiamento climatico si rivela nella nostra prospettiva un elemento di crisi, ma anche di stimolo per una evoluzione socio-economica progressista (si pensi al cosiddetto Green New Deal). Infatti, la stessa lotta al cambiamento climatico, la stessa scommessa sulla sostenibilità si può finanziare con la sua capacità di generare profitti adeguati a sostenere l’investimento nel quadro di una non più procrastinabile svolta delle imprese (favorendo, tramite politiche comunitarie e fiscali, una svolta simile in prospettiva anche da parte della Piccola e Media Impresa e non solo della Grande) nella direzione di una diffusa e condivisa responsabilità sociale che gli Stati devono avere il coraggio di premiare.
Si intende così identificare gli attori e le relative responsabilità e possibili alleanze, utili a proporre una nuova agenda progressista. L’Osservatorio esplorerà, con questa lettura, i macrotemi legati alle risorse e agli strumenti offerti dalla green/new-economy, le strategie politiche e le tempistiche di riferimento, le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico e dall’innovazione, gli impatti ed i benefici multipli che possono favorire la rilettura della crisi in chiave propositiva e positiva.
DILEMMI
Da questa analisi di contesto generale discendono alcune contraddizioni, alcuni bivi, alcuni dilemmi di lungo periodo che ci chiamano alla necessità di provare a immaginare un trade-off, a prefigurare una soluzione che non può essere improvvisata e il cui esito positivo non è certo, non è minimamente scontato.
1. Negoziazione multilaterale vs unilateralità
Occorre sfuggire alla trappola binaria che, di fronte al cambiamento tecnologico e all’evoluzione della globalizzazione, impone una alternativa secca tra dialettica costruttiva e accettazione passiva. È necessario accettare la sfida del cambiamento per poterlo governare senza subirlo, ma al contrario gestendolo e indirizzandolo verso obiettivi ideali di progresso, emancipazione e giustizia sociale, in un’ottica win-win che coinvolga tutte le parti in causa. In questa chiave, la ricerca del semplice “consenso non informato” tipico delle politiche ambientali (con i loro relativi costi economici e sociali) non basta più: come è possibile ottimizzare i processi di negoziazione per costruire politiche condivise?Quando grandi potenze come gli USA possono permettersi di negare le evidenze scientifiche e non riconoscono gli impegni internazionali sul clima, che margini di iniziativa e di azione può avere l’Europa? Qualsiasi politica “green” nasce inefficace in partenza, se fuori da un concerto multilaterale, o ha delle possibilità di incidere sugli equilibri anche quando è pensata in modo unilaterale?
2. Profitto vs sostenibilità
Quando perfino i vertici della finanza mondiale si preoccupano di dichiarare che sono necessarie politiche di rispetto e riduzione degli impatti ambientali e sociali e un cambio di paradigma importante per non arrivare al tracollo del loro stesso sistema di accumulazione, è ora di chiedersi quali policies possano essere messe in campo per garantire crescita economica, equità sociale e sostenibilità ambientale. Ad oggi, le alternative in campo sono chiuse in una scelta tra un sistema di politiche che creano una dicotomia tra profitto economico e sostenibilità sociale ed ambientale. Come usare il profitto per veicolare innovazione ed equità?
3. Emergenze vs programmazione
Il rapporto tra gli due orizzonti temporali di emergenza e programmazione è certamente complesso, ma lo scoppio annunciato e la successiva gestione disastrosa della crisi globale, economica e climatica, indicano che con certezza tale rapporto non è stato bene interpretato. Da una parte, agli attori economici viene permessa una gestione improntata al breve termine, al qui e ora, (es. le pratiche di buyback o l’assenza di restrizioni ambientali), dall’altra ai cittadini vengono imposti sacrifici adesso (es. austerità) per un beneficio futuro in realtà incerto (la c.d. politica dei due tempi). Da un lato la crisi climatica necessita di scelte immediate, dall’altro sono necessarie politiche di lunghissimo termine. Questa impostazione è da ripensare, essendosi dimostrata deleteria per la giustizia sociale, per l’ambiente, e persino per la crescita economica.
4. Responsabilità individuale vs ruolo pubblico
Gli individui si sentono sempre più isolati e marginalizzati in un sistema sul quale sentono di non poter esercitare alcun controllo; crescono così le reazioni violente e di rifiuto tout court. Si è fatto credere che l’unica possibilità di emancipazione è quella individuale, o che l’unica azione che ha effetti concreti è quella individuale, giungendo al parossismo del ricondurre al singolo individuo persino le responsabilità della devastazione ambientale (e, di conseguenza, l’onere al singolo di riparare). Le sfaccettature della crisi (economica, sociale, culturale, politica e ambientale) dimostrano invece che è vero il contrario: “non ci si salva da soli”. Come costruire una piattaforma di azione collettiva? Quali reti attivare (o ri-attivare), quali tipologie di legami e quali regole per i partenariati? Uscire dalla linearizzazione permette di utilizzare un concetto di rete diffusa e comunità, ricostruendo legami (anche di processo produttivo) che consentano di uscire dall’isolamento del singolo attore per arrivare poi a costruire una massa critica mettendo a fuoco istanze che siano comuni e trasversali.
Sostenibilità
Workshop e approfondimenti
Presto online il nuovo programma dei workshop.
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Alternative di sostenibilità tra economia, ecologia e società
/ Mercoledì 4 dicembre 2019
Dobbiamo trovare modalità e politiche “sovversive”, che siano pronte e capaci di rispondere con forza a quelle sfide che ci sono state imposte dalla crisi ambientale, sociale ed economica, cercando di sormontare gli ostacoli che impediscono il cambiamento radicale di cui ci sarebbe bisogno.
Innovazione e accessibilità: strumenti, risorse, conoscenza, tecnologie
/ Martedì 28 gennaio 2020
Questo workshop multistakeholder vuole mettere a confronto i centri di ricerca e di produzione di conoscenza e innovazione con chi agisce nell’ambito dello sviluppo economico e sociale.
Esplorazione di modelli alternativi di produzione, consumo e gestione
/ Martedì 18 febbraio 2020
In questo workshop multistakeholder si vuole facilitare l’incontro e l’emersione delle caratteristiche salienti di quelle pratiche che danno voce al singolo territorio e alle comunità, che consentono la costruzione di alleanze di scopo e di impatto.
Le policies per un modello alternativo
/ Martedì 18 febbraio 2020
Raccogliendo l’eredità dei due workshop precedenti, questo incontro vuole mettere a fuoco gli strumenti politici, amministrativi, tecnici, che sono stati descritti come utili (o dannosi) al fine di realizzare le precondizioni necessarie allo sviluppo di una modalità alternativa di uso e gestione delle risorse, di produzione e consumo, di costruzione di una prospettiva che guardi al futuro e alle generazioni che verranno.
Rappresentanza e democrazia ambientale – FOCUS
/ Mercoledì 1 aprile 2020
Questo workshop di ricerca vuole partire domande, stimoli e riflessioni sulle istanze di vecchie e nuove rappresentatività e sui nuovi e vecchi movimenti ambientalisti. Quali sono le richieste che vengono fatte al mondo dell’economia? Quali alla politica e alla pubblica amministrazione?
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Modelli di produzione e consumo per una rinascita nel post-emergenza
/ 14 luglio 2020
Perdere l’opportunità, che ci viene data dai grandi investimenti necessari per affrontare l’emergenza, di deviare il corso del nostro sviluppo potrebbe avere conseguenze ancor più disastrose degli effetti della pandemia. È necessario invece sfruttare l’occasione offerta da questa crisi per concentrarsi su modelli di produzione e consumo sostenibili attraverso politiche che sostengano i sistemi nazionali nella transizione verso un’economia più giusta e responsabile.
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